Carissimi amici, siamo ormai prossimi alla Grande Settimana, la Settimana Santa, momento culmine dell’intero anno liturgico, celebrazione dell’evento più alto e significativo della storia del mondo, della storia di ognuno di noi.
Ma, come ci ha ricordato la pagina del vangelo della IV Domenica di Quaresima, dobbiamo ancora – e sempre – fare i conti con la nostra cecità che spesso ci impedisce di riconoscere la vicinanza di Dio e di vedere la sua gloria, gloria che si manifesterà appieno nei giorni della passione, della morte e della risurrezione del Signore. Chi di noi può – però – salire il monte del Signore? Chi di noi può stare nel suo luogo santo?” (cfr. Sal 24). Se i nostri occhi, infatti, non sono in grado di riconoscere e vedere – sia per le tenebre che attanagliano il nostro cuore che per la troppa luce irradiata dalla santità di Dio – come potremo accedere ai misteri del Regno? Come potremo entrare nella stanza del grande Re? Come riuscire a contemplare la magnificenza della Vita che vince ogni nostra morte?
Non ci accada ancora una volta di rimanere vittime della nostra stessa ingenuità finendo col confidare in noi stessi! Non ci accada di ricercare in qualche radicale forma di ascesi o in chissà quali grandi virtù o grandezza la via che conduce alla meta! Lui stesso ci ha donato la chiave per accedere a tutti i segreti del Regno, lui stesso ha istillato il collirio della sua parola negli occhi del nostro cuore perché tornassimo a vedere le sue meraviglie.
“Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli“: ecco la via, ecco la chiave, ecco il segreto. Una seconda infanzia: è questo il dono più grande da impetrare insieme in questa Santa Settimana in cui tenebre e luce si scontrano e si abbracciano per rivelare e servire, infine, la radiosa gloria del Signore che non tramonta.
don Alessandro
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PER LA MEDITAZIONE
Gesù, dei bambini, non ha soltanto parlato
«Chi accoglie uno di questi bambini, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37).
Che significa accogliere un bambino? Significa dare attenzione amorosa a coloro che sono spesso trascurati. Provo a vedermi mentre sto facendo la fila per incontrare una persona molto importante e mi accorgo di un bambino che passa. Sarei disposto ad uscire dalla fila per dare tutta la mia attenzione a quel bambino? Provo a vedermi mentre mi reco ad un grande ricevimento, dove incontrerò molte persone interessanti e potenti. Sarei capace di dimenticarmi di quel ricevimento per rimanere in strada per qualche ora a chiacchierare con un uomo che tende la mano e mi chiede un po’ di denaro? Provo a immaginarmi di essere stato invitato a ricevere una ricompensa. Riuscirei a lasciar perdere quell’onore, per passare il tempo con una anziana donna depressa che è stata abbandonata dagli amici e si sente sola nel suo appartamento?
Ieri sono stato fermato in strada da un mendicante. Mi chiedeva qualche spicciolo per comperare un boccone da mangiare. Non si aspettava alcuna reazione. Ma quando gli diedi dieci dollari saltò su e disse: «Grazie! Tante, tante grazie». Egli era grandemente sorpreso per questo dono abbondante, ma io subito sentii una profonda tristezza. Stavo andando ad un incontro che non volevo perdere. La mia elemosina era una scusa per proseguire. Io non avevo accolto il mendicante, avevo solo cercato di sentirmi generoso. La mia generosità aveva rivelato la mia profonda resistenza ad accogliere «il bambino».
Per accogliere «il bambino», devo io stesso diventare piccolo. Invece continuo a chiedermi quanto io sia grande. Anche la mia generosità può farmi sentire grande. Ma Gesù dice: «Se uno di voi vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). Sono disposto a diventare il servo di quel mendicante? Dando di dieci dollari, sono diventato il padrone che gli ha fatto dire: «Grazie, tante grazie».
Per me sta diventando sempre più chiaro che io non ho ancora capito che Gesù ha rivelato il suo amore per noi diventando nostro servo, e ci chiama a seguirlo lungo questa strada.
Entrare nel regno come un bambino
Questa mattina mi chiedevo quale sarebbe stata la lettura del Vangelo. Spesso ho la sensazione che il Vangelo del giorno mi dirà tutto quello che devo sapere. Lessi queste parole: «Lasciate che i bambini vengano glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,14-15).
Che cosa ha di tanto speciale un bambino? Il bambino non ha nulla da dimostrare, nulla da mostrare, nulla di cui essere orgoglioso. Tutto ciò che il bambino ha bisogno di fare, è ricevere l’amore che gli viene offerto. Gesù vuole che noi riceviamo l’amore che egli ci offre. Vuole solo che gli permettiamo di amarci e che godiamo del suo amore. Tutto questo è estremamente difficile perché noi continuiamo a pensare che dobbiamo meritare l’amore che ci viene offerto. Ma Gesù vuole offrirci quell’amore non per il solo motivo che noi lo meritiamo, ma perché egli ha deciso di amarci indipendentemente da qualsiasi sforzo da parte nostra. Il nostro amore vicendevole scaturirà da questo primo amore che ci viene donato senza nostro merito.
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UNA PROPOSTA PER LA PREGHIERA
Raccogliti per qualche minuto e chiedi a Dio la grazia del silenzio interiore. Quindi leggi lentamente il brano tratto dal Vangelo e lascia che ogni parola del Signore echeggi nel tuo cuore.
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. (Mt 18,1-4)
Dopo una breve pausa di silenzio, con le parole del Salmo 131, manifestiamo il nostro bisogno più profondo al Signore: abbandonarci a lui come un bambino alle braccia della madre.
SALMO 131
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
PREGHIERA CONCLUSIVA
O Dio, Padre di tutti gli uomini, tu vuoi che gli ultimi siano i primi e fai di un fanciullo la misura del tuo regno; donaci la sapienza che viene dall’altro, perché accogliamo la parola del tuo Figlio e comprendiamo che davanti a te il più grande è colui che serve. Per Cristo nostro Signore.